Il 22 Marzo 2008 muore un uomo nella clinica di San Donà di Piave, alla vigilia di Pasqua. Con lui ci sono le sorelle e i nipoti, e nessun altro. Aveva quasi 84 anni e si è spento per un malore improvviso, una malattia che chiude una vita, come succede a tanti.
Anche il funerale sembra un funerale come tanti, il funerale di un uomo anziano che ha tanti conoscenti, tanti parenti, ma che è normale che muoia, magari dopo una vita lunga e felice.
Al funerale ci sono i vessilli dell’ANPI, l’Associazione Nazionale Partigiani d’Italia, perché quest’uomo ha combattuto nella resistenza dopo l’armistizio del 1943. Come tanti, fortunatamente, che sono nati nei suoi anni e in quel periodo erano quasi ventenni.
Ma qualcosa di strano c’è. C’è una bandiera Cubana, che quell’uomo portava sempre con sé.
Ancora più strano è che ci sono quattro gigantesche corone di rose rosse. Ogni corona ha un nastro bianco con una dedica scritta a mano, in rosso. Le quattro dediche dicono:
A Gino, dall’Ambasciata di Cuba
A Gino, dai suoi compagni del Granma
A Gino, da Raul Castro Ruz
A Gino, da Fidel Castro Ruz
Per approfondire:
- Katia Sassoni, Gino Doné. L’italiano del Granma su GoodBook.it
- Autori Vari, Vite Ribelli su GoodBook.it