È il 17 agosto 1944 e siamo a Ca’ Cornio, vicino a Modigliana, un piccolo comune dell’Appennino Tosco Emiliano che adesso è in provincia di Forlì-Cesena. C’è una baracca, e all’interno della baracca ci sono quattro uomini e una donna.
La donna è ferita, si chiama Iris Versari, e il giorno prima l’esplosione di un fucile Sten difettoso le ha colpito una gamba e l’ha costretta al riposo.
Attorno alla baracca ci sono gli uomini scelti del Reparto Mussolini e la Prima Divisione Alpen Jager, circa trecento armati, avvisati dal traditore Franco Rossi che i principali partigiani della banda più ricercata di Faenza sono proprio lì, in quella baracca.
Quando i fascisti e i tedeschi cercano di entrare si scatena una battaglia feroce fatta di spari e bombe a mano, ma stiamo comunque parlando di 5 contro trecento.
L’unica via di scampo è il burrone su cui si affaccia una finestra sul retro, dal quale è possibile raggiungere il bosco alle pendici del monte e cercare di far perdere le proprie tracce. Ma Iris Versari non può scappare con la gamba ferita.
E allora non vuole scappare nemmeno il suo compagno, che si chiama Sirio Corbari, nome di battaglia Silvio, ed è il capo della banda. Quando un fascista riesce a fare irruzione Silvio lo uccide, ma Iris coglie l’attimo per suicidarsi, l’unico modo per convincere Silvio a tentare di salvarsi.
Così Corbari tenta la fuga insieme agli altri due partigiani, Adriano Casadei e Arturo Spazzoli. Dalla finestra si lanciano nel burrone e rotolano per i fianchi della collina, mentre fascisti e tedeschi aprono il fuoco su di loro.
Arturo Spazzoli viene colpito più volte, ha le gambe sfracellate e una ferita al ventre.
Adriano e Silvio arrivano sul fondo, Silvio ha entrambe le caviglie slogate. Adriano cerca di raggiungere gli alberi e coprire la ritirata del compagno, ma Sirio Corbari cade dall’argine del torrente e si frattura il cranio. Dalla ferita si vede la materia cerebrale.
Adriano non ha più voglia di scappare, e decide di rimanere lì con Silvio. Li trovano così gli uomini del Battaglione Mussolini e i tedeschi della Prima Divisione Alpen Jager. Finiscono Arturo Spazzoli con un colpo di pistola, e costringono Corbari e Casadei a seguirli fino a Castrocaro.
È lì che li impiccano. Corbari muore senza aver ripreso conoscenza. Casadei si infila da solo il cappio. I fascisti tirano la corda con eccessiva foga, e si spezza. Dopo qualche minuto la corda è pronta di nuovo, e Adriano Casadei commenta in dialetto emiliano: “Siete marci anche nella corda”.
Il pomeriggio i corpi vengono trasferiti a Forlì e impiccati per la seconda volta in Piazza Saffi, come monito per la cittadinanza. Il giorno dopo vengono impiccati anche i cadaveri di Arturo Spazzoli e Iris Versari.
Per approfondire:
- Pino Cacucci – Ribelli! su GoodBook.it
- Massimo Novelli – Corbari, Iris, Casadei e gli altri su GoodBook.it
Antonio Spazzoli, nipote di Arturo Spazzoli morto con Silvio Corbari il 18 Agosto 1944, ci ha scritto per alcune precisazioni, che pubblichiamo molto volentieri:
“Buonasera,
ho appena ascoltato il podcast su Silvio Corbari. Sono il nipote di Arturo Spazzoli, ucciso il 18 agosto 44 assieme a Corbari, Casadei e Versari. Apprezzo la vostra intenzione di mantenere viva la memoria e mi permetto alcune segnalazioni. Vi è una ricostruzione storica non sempre precisa e un po’ troppo romanzata, in ogni caso tutto sommato. accettabile. Quello che invece mi trova contrario è definirlo comunista. Il gruppo Corbari era affiliato alla ORI Organizzazione Resistenza Italiana di Edmondo Craveri che aveva come riferimento il mondo del partito d’azione. La denominazione ufficiale è infatti 1°battaglione Ori Corbari – Casadei, come la famiglia stessa tiene a precisare. Grazie per l’attenzione e, vi prego, continuate a sempre a raccontare queste storie. Cordialmente.
Antonio Spazzoli”