Dedichiamo la prima puntata speciale di Se un ribelle spento alla Festa della Liberazione, che si celebra ogni 25 Aprile in Italia.

Una festa fondamentale per la nostra repubblica, che celebra la liberazione dell’Italia dall’occupazione nazista e dal regime fascista.

In molti si chiedono se abbia ancora senso festeggiare questa giornata, e credo che il fatto che siano in tanti a chiederselo sia una delle principali tesi che giustificano questa celebrazione, soprattutto in un momento storico dove i fascismi eterni descritti da Umberto Eco si stanno riproponendo in Italia, in Europa e nel resto del mondo.

Soprattutto quando molti uomini politici in Italia cercano di equiparare la Resistenza alla Repubblica Sociale Italiana, cercando di trasformare la liberazione dal nazifascismo nella commemorazione dei caduti della guerra che ci fu in Italia tra l’8 Settembre del 1943 e il Primo Maggio del 1945.

Cercheremo in questa puntata di ripercorrere le date fondamentali di questa guerra, di parlare di quello che ha significato la resistenza e di quello che può significare ancora per noi oggi il 25 Aprile. 

Sarà necessariamente una narrazione veloce e superficiale, perché è impossibile dare una lettura approfondita di un fenomeno così complesso nel tempo standard di una puntata di Se un ribelle spento.

Cominciamo dalla scelta della data: il 25 Aprile è il giorno in cui, nel 1945, il Comitato di Liberazione Nazionale Alta Italia (CLNAI) – il cui comando aveva sede a Milano ed era presieduto da Alfredo Pizzoni, Luigi Longo, Emilio Sereni, Sandro Pertini e Leo Valiani – proclamò l’insurrezione generale in tutti i territori ancora occupati dai nazifascisti, indicando a tutte le forze partigiane attive nel Nord Italia facenti parte del Corpo Volontari della Libertà di attaccare i presidi fascisti e tedeschi imponendo la resa, giorni prima dell’arrivo delle truppe alleate.

Il 25 Aprile è la data in cui si libera Milano; Bologna e Genova si erano già liberate rispettivamente il 21 e il 23 Aprile, mentre Venezia verrà liberata il 28. La resa definitiva delle forze nazifasciste all’esercito alleato, si avrà solo il 3 maggio 1945, come stabilito formalmente dai rappresentanti delle forze in campo durante la resa di Caserta firmata il 29 aprile 1945.

La musica di questa puntata

Ministri

Le canzoni della resistenza e della liberazione sono moltissime. Abbiamo creato una playlist su Spotify che si chiama La playlist della Liberazione, che potete seguire e di cui ci potete segnalare anche aggiunte e modifiche. Noi cercheremo di proporre qui quelle più inaspettate e meno conosciute, come questa “Tempi bui” dei Ministri.

| |

Spartiti

La seconda canzone di questa puntata parla proprio dell’occupazione tedesca: si chiama Ida e Augusta ed è degli Spartiti, gruppo formato da Max Collini degli Offlaga Disco Pax e da Jucca Reverberi dei Giardini di Mirò.

|

Fronte Unico

La terza canzone di questo speciale si chiama Da ogni goccia ed è di Fronte Unico, dal nostro album Cara Rivolta di quest’anno. È la storia di un partigiano bresciano che si chiama Mario Donegani, un esempio di ciò che erano i partigiani italiani.

| |

Giorgio Canali

Il prossimo brano di questa lunga puntata speciale è di Giorgio Canali e si intitola Lettera del compagno Lazlo al colonnello Valerio. Non la trovate su Spotify, né sulla compilation Memoria Resistente nella quale doveva essere inserita, forse a causa delle bestemmie nei versi finali.

|

C.S.I.

Il prossimo brano è del Consorzio Suonatori Indipendenti. Tratto dall’album omonimo, Linea Gotica si apre con una citazione tratta da I ventitrè giorni della città di Alba di Beppe Fenoglio.

Marlene Kuntz & Skin

Ci lasciamo con l’ultimo brano, che è ovviamente quello più famoso e quello più detestato dai critici della resistenza di oggi. Bella Ciao, nella versione dei Marlene Kuntz con Skin.

|

Per approfondire:

Rispondi