Il 5 agosto 1944 i partigiani uccidono un ufficiale tedesco e un comandante delle brigate nere, il che scatena il giorno successivo la rappresaglia a Funo, in provincia di Bologna . Tre partigiani vengono arrestati e portati alle scuole di San Giorgio di Piano. Forse riescono ad estorcergli informazioni, forse si convincono che ci siano altri partigiani in zona. Ma solo due giorni dopo viene arrestata anche una donna, Irma Bandiera, nome di battaglia Mimma.

Per i fascisti Irma Bandiera è due volte colpevole: si rifiuta di dire i nomi dei suoi compagni, e soprattutto, è una donna. Si alternano su di lei in tanti, ognuno inventando nuovi tormenti e sevizie innominabili, ma Mimma non parla. La sicurezza fascista si tramuta abbastanza presto in frustrazione e rabbia: avevano fatto parlare tanti uomini, spesso grandi e grossi, robusti come tori, cocciuti come muli, e invece questo essere umano così piccolo, esile, per di più una donna… Niente. Non parla e li fissa con occhi pieni di disprezzo. C’è tutto il disprezzo del mondo concentrato negli occhi di Irma Bandiera. Forse è proprio per questo che la accecano. Per non doverli guardare ancora.

Mimma è ancora viva quando il 14 Agosto i fascisti la gettano sul marciapiede, a pochi passi dalla casa dove è cresciuta. Ci provano un’ultima volta. “Dacci qualche nome, e potrai entrare in casa, farti curare… Dietro questa finestra ci sono tua madre e tuo padre”.
Irma Bandiera non parla. Nessuno dei suoi compagni viene arrestato.

E lì che il fascismo comincia a sgretolarsi. Negli occhi di Irma Bandiera.

C’è una targa adesso, dove Irma è stata uccisa.

Recita:

Irma Bandiera
Eroina nazionale
1915 – 1944
Il tuo ideale seppe vincere le torture e la morte
La libertà e la giovinezza offristi
Per la vita e il riscatto del popolo e dell’Italia
Solo l’immenso orgoglio attenua il fiero dolore
Dei compagni di lotta
Quanti ti conobbero e amarono
Nel luogo del tuo sacrificio
A perenne ricordo posero

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