Sono anni che il razzismo sta crescendo in Italia, soprattutto nelle provincie, dove i partiti xenofobi fomentano l’ignoranza indicando il nemico colpevole di qualsiasi cosa: l’immigrato.

È successo così a Fermo: una coppia nigeriana che sperava in una vita migliore dopo essere fuggita dalle violenze di Boko Haram insultata per strada da un ragazzo come tanti, che in loro ha visto il nemico, il colpevole della sua frustrazione e della sua infelicità.

Un omicidio che è stato fatto passare troppo spesso per una rissa finita male, per un incidente, come se urlare “scimmia africana” fosse una cosa normale, come se non fosse violento, come se non fosse indice di razzismo.

Il colpevole è un ragazzo che si chiama Amedeo Mancini, ultrà della Fermana, e a sostenerlo anche economicamente è il locale gruppo di Casa Pound. Ne fanno un baluardo, lo difendono a spada tratta, senza discutere sul perché di quegli insulti e su quell’epilogo che è costato una vita umana, la vita di un uomo che aveva attraversato mezzo mondo sorretto solo dalla speranza e che dopo mille sofferenze era arrivato in quella tranquilla cittadina di provincia.

La condanna a quattro anni ai domiciliari potendo anche andare a lavorare sembra un modo per riappacificare tutti, nascondendo la polvere sotto al tappeto. Senza dibattimento, senza chiedersi cosa sia quella nebbia nera e scura che sta cominciando a formarsi in Italia in quel 2016, e che nel Febbraio 2018 sfocerà nella sparatoria a Macerata che ferirà sei persone, tutte migranti dall’Africa Subsahariana.

Angelo Ferracuti, scrittore fermano, pochi giorni dopo la morte di Emmenuel scrive sul manifesto un bellissimo articolo che provava a guardare dentro quella nebbia nera e scura che si stava alzando in Italia.

Cresce un’intolleranza che è iniziata qui con il pestaggio di due profughi somali, operai calzaturieri, davanti a un bar nell’indifferenza di molti, l’uccisione di due ragazzi kosovari ad opera di un mio conterraneo proprietario di 17 fucili, che poi si è suicidato in carcere, la piccola strategia della tensione orchestrata da gruppi di estrema destra contro le parrocchie (quattro attentati in pochi mesi) ree di ospitare profughi politici, e adesso l’omicidio di Emmanuel, un uomo già toccato da una storia dolorosissima come quelle di molte persone che scappano da conflitti bellici, guerre civili, persecuzioni. In meno di due anni Fermo, nel cuore antico e mite della provincia italiana, ha prodotto queste brutalità, segno che la violenza del mondo globalizzato ormai non ha più limiti e confini, nessuno può più ritenersi al riparo.

“A volte è il colore della pelle

a renderti ribelle”

Fronte Unico, L’ultimo respiro fa da testamento

Ci sentiamo domani alle 8:00, come ogni settimana, per una nuova puntata di Se un ribelle spento.

Se un ribelle spento passa il testimone
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